Indice

LA DOTTRINA DELLA TRINITA'

ESAMINATA ALLA LUCE

DELLA STORIA E DELLA BIBBIA

ALLEGATE DIVERSE APPENDICI

1999 - Sesta Edizione, Aggiornata, Rivista e Ampliata

Indice

Introduzione ………………………… ………………………… 1

Spiegazioni e abbreviazioni ……………………………… …… 2

Storia …………………………………………………………… 3

Scritture usate in difesa della dottrina ………………………… 17

Genesi 1:1 …………………………………………………….. 17

Genesi 18:1, 3, 27 ……………………………………………. 18

Genesi 19:24 ………………………………………………….. 18

Deuteronomio 6:4 ………………………………………… ….. 19

Isaia 9:6 ……………………………………………………….. 21

Isaia 44:6 ……………………………………………………… 22

Isaia 44:24 …………………………………………………….. 23

Daniele 3:17, 18; 7:14 ……………………………………….. 24

Michea 5:2 …………………………………………………….. 25

Zaccaria 11: 12, 13 …………………………………………… 27

Zaccaria 12:10 ………………………………………………… 28

Matteo 16:17 …………………………………………………... 29

Matteo 28:19 …………………………………………………… 30

Marco 10:17, 18 ………………………………………… ……. 31

Giovanni 1:1 …………………………………………………… 31

Giovanni 1:23 …………………………………………………. 42

Giovanni 2:19-22 ………………………………… …………… 42

Giovanni 5:18 …………………………………………………. 44

Giovanni 5:22, 23 …………………………………………….. 45

Giovanni 8:58 …………………………………………………. 46

Giovanni 10:30 ………………………………………… …….. 56

Giovanni 10:33 ………………………………………… …….. 57

Giovanni 20:28 ……………………………………………….. 58

Atti 20:28 ……………………………………………………… 59

Romani 9:15 ………………………………………………….. 60

Filippesi 2:6 …………………………………………………… 62

Filippesi 2:9-11 ……………………………………………….. 67

Colossesi 2:9 …………………………………………………. 69

Tito 2:13; 2° Pt. 1:1; "Regola di Sharp"………………………. 71

Ebrei 1:6 ………………………………………………………. 74

Ebrei 1:8 ………………………………………………………. 76

Ebrei 1:10 …………………………………………………….. 79

1° Giovanni 1:1, 2 ..………………………………………….. 79

1° Giovanni 5:20 …………………………………………….. 80

Rivelazione 1:8; 21: 6; "L’Alfa e l’Omega" ………………… 83

Lo spirito santo ………………………………………… ……. 87

Atti 5:3, 4 ……………………………………………………… 87

Atti 13:2 ……………………………………………………….. 89

Romani 8:26 …………………………………………………. 90

Romani 15:13 ………………………………………………… 90

1° Corinti 2:10, 11 ..………………………………………….. 91

1° Corinti 13:14 ………………………………………………. 91

Efesini 4:30 . ………………………………………… ………. 91

Il Figlio di Dio, la Sua posizione relativa a

Suo Padre, la sua "natura" ……………………………………. 93

Matteo 20:20-23………………………………………… …….. 93

Giovanni 10:17, 18 …..……………………………………….. 94

Colossesi 1:15-18 ……………………………………………. 96

Il Figlio ha qualcuno che è per lui un Dio …………………… 99

Rivelazione 3:14 – Proverbi 8:22 ……………………………. 100

Il Padre è superiore sotto molti altri aspetti ………………….. 113

Marco 13:32 ………………………………………………….. 113

Giovanni 14:28 ………………………………………… …….. 115

Giovanni 17:3 .………………………………………… ……… 116

1° Corinti 8:5, 6 ……………………………………………….. 118

1° Corinti 11:3 ………………………………………………… 121

1° Corinti 15:28 ……………………………………………….. 121

Conclusione .…………………………………………………. 124

Appendice I su: il figlio è l’arcangelo Michele ….…………… 125

Appendice II su: "me" in Giovanni 14:14;

Atti 7:59; Matteo 1:23 …………………… 130

Appendice III su: commenti sulla "New World Translation"

[Traduzione del Nuovo mondo] e sul suo

comitato di traduzione ………………….. 133

Appendice IV su: "Geova" in varie traduzioni e versioni …… 135

Appendice V su: palo, croce e crocefiggere …………………. 203

Appendice VI su: 2° Gv. 7, ha a che fare con la venuta

di Cristo nel primo secolo oppure con

la sua presenza in questo secolo ……… 205

Appendice VII su: 1° Timoteo 3:16…………………… …….. 208

Appendice VIII su: Luca 23:43 ………………………………. 209

Appendice IX su: La traduzione di Rufino dei "De Principiis"

di Origene ………………………………… 212

Fotocopie relative a Giovanni 8:58; "il tempo indefinito

perfetto" ………………………………….. 214

Indice delle scritture trattate o citate ………………………… 219

Indice Generale ………………………………………… ……. 224

7iii

INTRODUZIONE

Per circa 17 secoli la "guerra" è infuriata sulla domanda: "Dio è tre in uno, uno in tre o è solo uno?" Chi che è desideroso di "conoscere la verità che rende liberi" da errore, e chi vuole "adorare il Padre in spirito e verità", dovrebbe volere investigare tutte le dottrine per determinare se sono da Dio oppure no. (Giovanni 8:32; 4:23-24) Pertanto, con lo studio, la preghiera e con l'aiuto di Dio, possiamo pervenire al corretto intendimento della Parola di Dio ed essere sulla via dei veri cristiani. A tal fine, questo studio è stato preparato sul soggetto della dottrina della Trinità.

Un punto fermo, che è molto importante quando si studia la Bibbia, è che alcuni versetti possono essere intesi in un solo modo; li chiameremo ‘assoluti’. Poi troviamo alcuni versetti che potrebbero essere intesi in più modi; questi altri verranno definiti ‘non-assoluti’. I ‘non-assoluti’ devono essere intesi alla luce degli ‘assoluti’; o altrimenti ci troveremmo in un labirinto senza uscita e non vorremmo mai alla luce della verità di Geova, il Creatore dell'universo e la Fonte di tutta la divina conoscenza.

Quando citiamo dalle varie traduzioni o versioni bibliche, e da altre fonti di riferimento, non cerchiamo di dare l'impressione che questi solo gli unici punti di vista espressi dagli studiosi. Né desideriamo dare l'impressione che esistano soltanto ideologie non trinitarie sui vari argomenti, o che siano la maggioranza,. Le opere degli studiosi non trinitari sono sempre più rinvenute grazie a un grande sforzo di ricerca (le opere di George Benedict Winer, per esempio) e si trovano in biblioteche specializzate. Tuttavia, i punti di vista trinitari sono più facilmente accessibili. Si osservi comunque che la maggioranza degli studiosi citati in questo trattato appartengono a scuole di pensiero trinitatrio.

SPIEGAZIONI E ABBREVIAZIONI

Quando si citano varie opere che contengono parole ebraiche e/o greche, queste parole sono state sillabate e tradotte in Italiano. E’ stata spesso fornita una guida per la pronuncia fonetica. Questo, si spera, aiuterà coloro i quali non hanno molta familiarità con il greco e/o l'ebraico.

Di tanto in tanto, le opere di studiosi vengono ristampate. Ciò che in una prima edizione può essere composta da diversi volumi, può diventare un solo volume. Durante la ristampa, a volte, i numeri delle pagine possono subire variazioni per il motivo spiegato oppure per altre ragioni. Dare sempre i numeri di volume e pagine dell'edizione originale, quando tali cambiamenti hanno avuto luogo, può essere davvero esasperante, nel caso in cui si tenti di fare ulteriori ricerche. Per minimizzare questa causa di frustrazione, è stata impiegata l'abbreviazione "in loc. cit." per "in loco citato" (nel passo citato). Pertanto quando è fatto riferimento a un commento e si trova "in loc. cit.", per avere ulteriori informazioni è necessario solamente trovare dove il commentatore tratta la scrittura. "Ibid.", per "ibidem", (nello stesso luogo), che significa "nello stesso libro più recentemente citato o riportato", è impiegato per evitare ripetizioni non necessarie.

Il simbolo "e.a.", sta per "emphasis added"; sarà usato per indicare che delle porzioni di testo sottolineato o corsivo sono state aggiunte da questo revisore per dare enfasi.

SEZIONE I

STORIA

ESPOSIZIONE DELLA DOTTRINA

Che cos'è la dottrina della Trinità? Esistono così tante variazioni di pensiero sull'argomento, che

prima abbiamo bisogno di definire la dottrina e poi possiamo trattarla. Citeremo dai riferimenti di opere canoniche delle chiese che sostengono la dottrina. Quindi saremo in grado di vedere cosa hanno da dirci sulle proprie credenze.

"In questo divino e infinito essere c'è il Padre, la Parola e lo Spirito Santo, ciascuno avente l'intera essenza divina, benché l'essenza sia indivisa; completamente infinito senza alcun principio, pertanto solo un Dio, che non può essere diviso in natura ed essere; ma che si distingue per diverse peculiari [uniche] proprietà. In questi termini i nostri padri descrissero il grande Geova, un Dio in tre persone... Gesù è... l'eterno Geova... Lo Spirito Santo è Geova... Il Figlio e lo Spirito sono posizionati in esatta uguaglianza con il Padre. Se egli è Geova lo sono anch’essi... come la stessa infallibile autorità pone il Padre, Figlio e Spirito in uguaglianza, in autorità, in tutti gli altri divini attributi e nel potere salvifico, così che quell'unico Dio deve esistere in tre persone." - The Baptist Encyclopedia [Enciclopedia Battista], 1883, pp. 1167-9

"La verità è che nell'unità dell’Essere Dio (Godhead) ci sono Tre Persone, il Padre, il Figlio, e lo Spirito Santo, queste Persone sono veramente distinte l'una dall'altra. Pertanto, nelle parole del Credo Atanasiano troviamo: "il Padre è Dio, il Figlio è Dio, e lo Spirito Santo è Dio, ma non ci sono tre Dei bensì un Dio." - The Catholic Encyclopedia [Enciclopedia Cattolica], 1912, Vol. XV, p. 47.

"Ma l’Essere Dio (Godhead) del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo è tutt'uno: la gloria uguale, la maestà coeterna. Com ’è il Padre così è il Figlio e anche lo Spirito Santo. Il Padre Eterno, Il Figlio Eterno, Lo Spirito Santo Eterno e tuttavia non sono Tre Eterni ma uno Eterno... Così similmente il Padre è Onnipotente, il Figlio Onnipotente, lo Spirito Santo Onnipotente. E inoltre non ci sono Tre Onnipotenti ma uno Onnipotente... E in questa trinità nessuno è prima o dopo l'altro; nessuno è superiore o inferiore all'altro. Ma le Tre Persone sono per intero insieme uguali e coeterne." - "Il Credo Atanasiano", citato da: ‘Cyclopedia of Biblical, Theological, and Ecclesiastical Literature’ [Enciclopedia di letteratura Biblica, Teologica ed Ecclesiastica], M'Clintock e Strong, Vol. ii, pp. 560, 1.

Così, la dichiarazione fatta è che ci sono tre distinte persone uguali in ogni cosa, eternità, potenza, gloria e maestà. Nessuno più grande dell'altro, nessuno con un principio. Inoltre, secondo queste chiese, non esistono tre Dei, ma uno solo, non tre Onnipotenti ma solo uno Onnipotente.

L'IMPORTANTE DOMANDA

La domanda che adesso sorge è: ‘La Bibbia insegna questa dottrina?’ Troviamo nelle Sacre Scritture tale pensiero riguardo all'Onnipotente Geova? Ancora una volta facciamo riferimento alle chiese che proclamano questo insegnamento. Esse mostrano che la dottrina della Trinità si può trovare nella scritta Parola di Dio? Esse mostrano che la primitiva congregazione cristiana aderiva a questo illimitato (incondizionato) Trinitarismo? Si noti:

"Quando si parla di illimitato (incondizionato) Trinitarismo, si fa riferimento dal periodo delle origini Cristiane agli ultimi anni del IV secolo... qui si trova la difficoltà. Da una parte, la dogmatica formula "un Dio in Tre Persone" da lì in avanti avrebbe strutturato e guidato l'essenza Trinitaria del messaggio Cristiano per più di 15 secoli... Dall’altra parte, la formula in se stessa non riflette l'immediata coscienza del periodo delle origini; era il prodotto di 3 secoli di sviluppo delle dottrina." (e.a.) - New Catholic Encyclopedia [Nuova Enciclopedia Cattolica], 1967, Vol. XIV, p. 295

"Trinità. La trinità di Dio è definita dalla Chiesa [Cattolica Romana] come la credenza che in Dio esistono tre persone che sussistono in un’unica natura. La credenza in questi termini fu definita solo nel IV e V secolo d.C., e come tale non è esplicitamente e formalmente biblica. La trinità delle persone all'interno dell'unità di natura è definita in termini di ‘persona’ e ‘natura’, che sono termini filosofici greci; essi infatti non appaiono nella Bibbia. … Nel N[uovo] T[estamento] il Padre è "il Dio" (gr[eco] – ‘ho theos’), e Gesù è ‘il Figlio di Dio’ (ho hyios tou theou). Lo Spirito è ‘lo Spirito* del Dio’ o ‘lo Spirito* Santo’, in questo contesto come termine sinonimo. La divinità [nella Bibbia] non è concepita nel [termine filosofico] greco di natura, ma piuttosto come un livello di essere... Ciò che dello Spirito è meno chiaro [nella Bibbia] è la sua** realtà personale; spesso se ne parla in un linguaggio in cui la sua** realtà personale non è esplicita... L’ A[ntico] T[estamento] non contiene allusioni o adombramenti della trinità delle persone." (e.a.) - Dictionary of the Bible [Dizionario Biblico], John McKenzie, S.J., 1965, pp. 899, 900.

* Minuscolo nel testo originale ** Maiuscolo nel testo originale

"Questo non significa tuttavia, che noi consideriamo il metodo tradizionale a prova di Testo scritturale come imperativo o anche possibile. Nel senso di definizione, la dottrina della Trinità non è enunciata in nessun luogo nelle Scritture."- The Encyclopedia of the Lutheran Church [Enciclopedia della Chiesa Luterana], 1965, Vol. III, p. 2414.

"Non riflette l'immediata coscienza del periodo delle origini", "non è esplicitamente e formalmente un dogma biblico", "la dottrina della Trinità non è enunciata in nessun luogo nelle Scritture". Da queste ammissioni, dovrebbe qualcuno essere giustificato nel concludere che ci sono serie ragioni per dubitare della validità biblica della dottrina? Quantomeno, esse dovrebbero dare una ragione per ponderare la questione.

COSA CI DICONO I ‘PADRI’ DELLA CHIESA?

Si può trovare negli scritti lasciati dai ‘Padri della Chiesa’, specialmente di quelli del periodo antecedente il Concilio di Nicea (325 E.V.), l'insegnamento delle ‘tre persone in un Dio?’ Investighiamo.

GIUSTINO MARTIRE, 110-165 E.V.:

"E la prima potenza dopo Dio il Padre e Signore di tutto è la Parola, che è anche il Figlio;" (e.a.) - The First Apology of Justin [La prima apologia di Giustino], capitolo XXXIII; in "The Ante-Nicene Fathers, Translations of The Writings of the Fathers down to A.D. 325" [I Padri pre-niceni, Traduzione degli scritti dei Padri fino all’anno 325 E.V.] (da qui in avanti chiamato "ANF"), Grand Rapids, Wm. B. Eerdmans Publishing Company, ristampa Novembre 1981, Vol. I, p. 173.

"Io dico che c'è... un altro Dio e Signore [il Figlio] soggetto al Fattore di tutte le cose [il Padre]; che è anche chiamato Angelo, perché Egli [il Figlio] annuncia qualsiasi cosa il Creatore di tutte le cose - al di sopra del quale non esiste alcun altro Dio - desidera annunciare loro... Colui del quale è detto che apparve ad Abramo, e a Giacobbe, e a Mosè, ed è chiamato Dio, è distinto da Colui che fece tutte le cose, numericamente, intendo dire, non [distinto] per volontà. Poiché io affermo che Egli non ha mai fatto alcuna cosa che Colui che ha fatto il mondo - al di sopra del quale non esiste alcun Dio - non ha desiderato con Lui fare e impiegare se stesso." - Dialogue With Trypho [Dialogo con Trifone], capitolo LVI (56); ANF, vol. I., pp. 223-4.

IPPOLITO, 170-236 E.V.:

"Il primo e solo (unico Dio), sia Creatore che Signore di tutto, non aveva niente di coevo [stessa età o coeterno] a Se stesso... Ma Egli era Uno, solo in Se stesso. Esercitando la sua stessa volontà, Egli creò cose che non sono, che in tempi precedenti non esistevano... Pertanto questa solitaria e suprema Deità, in un esercizio di riflesso, diede alla luce il Logos [la Parola, il Figlio] per primo... Egli [il Figlio] è questo primogenito del Progenitore... E così era quando il Padre ordinò al mondo di venire all’esistenza, il Logos, uno dopo l'altro, completò ogni oggetto della creazione, in questo modo, piacendo a Dio." (e.a.) - The Refutation of All Heresies [Contro gli eretici], Libro X (10), capitoli XXVIII e XXXIX; ANF, Vol. V, p. 67, ristampato nel Dicembre del 1981.

TAZIANO, ?-180 E.V.:

"E con la Sua [del Padre] semplice volontà il Logos è generato; e il Logos non viene generato invano, diventa la primogenita opera del Padre. Egli (il Logos) sappiamo essere il principio del mondo." - Address to the Greeks [Indirizzato ai greci], capitolo V, ANF, Vol. V, p. 67, ristampa Aprile 1982.

ORIGENE, 185-254? E.V.:

"Per il Figlio di Dio, ‘il Primogenito di tutta la creazione’, sebbene Egli sembrasse recentemente essersi incarnato, non è affatto, in ogni modo, una recente descrizione. Perché le Sacre Scritture dicono che Egli è la più antica di tutte le opere creative; poiché era a Lui che Dio disse riguardo alla creazione dell'uomo, ‘Facciamo l'uomo a Nostra immagine e somiglianza.’" - Against Celsus [Contro Celso], Libro V, capitolo XXVI; ANF, Vol. IV, p. 560, ristampa Aprile 1982.

"E l'Apostolo Paolo dice nell'epistola agli Ebrei [1:1-2] "Al termine dei giorni Egli [Dio] parlò a noi in Suo Figlio, che Egli fece erede di tutte le cose 'attraverso il quale' Egli fece i mondi", mostrandoci che Dio fece i mondi attraverso Suo Figlio, l’'attraverso il quale' si riferisce, quando i mondi venivano creati, all'Unigenito. Pertanto, se tutte le cose furono create, come anche in questo passo [Gv. 1:3], attraverso il Logos, esse non furono create dal Logos, ma da uno più forte e grande di Lui. E chi altri potrebbe essere se non il Padre? Noi consideriamo pertanto, che ci sono tre ipostasi, [tre entità, non necessariamente tre persone] il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo; [si rammenti che le lettere maiuscole sono secondo il giudizio del traduttore] e al tempo stesso noi crediamo che nulla sia increato eccetto il Padre. (e.a.) - Origen's Commentary on John [Commentario di Origene a Giovanni], Libro II, capitolo VI; ANF, quinta edizione, ristampa Agosto 1980, Vol. X.

CLEMENTE ROMANO, 30-100 E.V.:

"Tutte le nazioni sappiano che Tu sei il solo Dio e Gesù Cristo [è] Tuo Figlio." - First Epistle To the Corinthians [Prima lettera ai Corinti], capitolo LIX; ANF, ibid., p. 247.

TERTULLIANO, 160(?)-230(?) C.E.:

"Perché Egli [Dio] non avrebbe potuto essere Padre precedentemente al Figlio, né un Giudice precedentemente al peccato. C'era, tuttavia, un tempo quando né il peccato esisteva con Lui, né il Figlio." - Against Hermogenes [Contro Ermogene], capitolo III; ANF, ristampa Agosto 1980, Vol. III, p. 478.

"Quindi Ermogene confessi che la Saggezza di Dio [che Tertulliano riconosce essere il Figlio, si veda pagina 105] è dichiarata essere nata e creata, per la speciale ragione che noi non dovremmo supporre che non c'è alcun altro essere all’infuori di Dio solo, che non è creato e generato." - ibid., capitolo XVIII; ANF, ibid., p. 487.

"Sono indotto da altri argomenti derivati dalla stessa dispensazione di Dio, in cui Lui esisteva prima della creazione del mondo, fino alla generazione del Figlio. Perché prima di tutte le cose Dio era solo". - Against Praxeas [Contro Presse], capitolo V; ANF, ibid., p. 600.

LATTANZIO, 230-340 E.V.:

"Dio, perciò, l'inventore e formatore di tutte le cose, come abbiamo detto nel secondo libro, prima di cominciare questa eccellente opera, generò un puro e incorruttibile Spirito, che Lui chiamò Suo Figlio. E sebbene Egli avesse dopo creato da Se stesso innumerevoli altri esseri, che noi chiamiamo angeli, questo primogenito, comunque era l'unico che Egli considerava degno di essere chiamato col divino nome [di Figlio]... Perché noi specialmente testimoniamo che Egli era nato due volte, prima nello spirito, e dopo nella carne... Perché, nonostante Egli fosse il Figlio di Dio dal principio, Egli era nato ancora una seconda volta secondo la carne." (e.a.) - The Divine Institutes [Istituzioni divine], Libro IV, capitolo VI e VIII; ANF, ristampa Ottobre, 1982, Vol. VII, pp. 105-6.

"Sottoposto al Creatore", "dato alla luce per primo il Logos", "il primo e unico... Il Creatore non ha nulla di coevo con Se stesso", "nulla è increato tranne il Padre". Questo dà forse idea che i Padri della Chiesa credevano alla dottrina di Dio come Trinità?

Il libro Second Century Orthodoxy [Ortodossia del Secondo Secolo], di J.A. Buckley fornisce queste citazioni dagli scritti di Ireneo di Lione, 120-202 E.V., riguardo a quelli che avevano portato altri a lasciare la fede Cristiana, disse:

"Condotti via schiavi dalla Verità, tutti quelli che non mantengono fermamente la propria fede in Un Dio il Padre Onnipotente, e Un Signore Gesù Cristo, il Figlio di Dio." - p. 86, Irenaeus Against Heresies [Ireneo, contro gli eretici], Libro 1, capitolo 3, paragrafo 6; ANF, Vol. 1, Pag. 320.

"E’ bene, per cominciare dal Primo e Più Grande Comandante, da Dio l’Artefice ed il Formatore dei Cieli e della Terra, e di tutte le altre cose che ci sono in essi... Egli essendo il solo Signore e solo Dio e solo Creatore e solo Padre e sostenendo, Lui solo, ogni cosa, e dando Egli stesso l’esistenza a tutte le altre cose." - p. 89, ibid., Libro II, capitolo 1.1; ANF, Vol. I, p. 359 (la traduzione è un po' differente).

Mentre nell'esatta maniera nella quale il Figlio fu prodotto dal Padre, Geova, Ireneo prosegue e dichiara:

"Quindi qualcuno dovesse dirci, come venne prodotto il Figlio, dal Padre? Noi gli diciamo che questa produzione, o generazione o espressione, o manifestazione, o con qualunque altro nome si possa definire la Sua generazione, che non può essere dichiarata - nessun uomo può saperlo - ...ma il Padre solo che generò, e il Figlio che, nacque... l'Unigenita Parola di Dio;" - p. 91, ibid., capitolo 28.5-7; ANF, ibid., p. 401 (la traduzione è un po' differente).

Ireneo identificò chi intendeva con la parola "Dio", con questa dichiarazione:

"Ma il solo unico Dio è il nostro Creatore... Egli è il Padre del nostro Signore Gesù Cristo, Sua Parola, Che è Suo Figlio:" - p. 92, ibid., capitolo 30.9; ANF; ibid., p. 419, (la traduzione è un po' differente).

C’è questa preghiera di Ireneo:

"E io perciò invoco te, O Signore Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, che sei il Padre del nostro Signore Gesù Cristo... Che sei Signore di tutto, che sei il Solo e Vero Dio, al di sopra del Quale non esiste altro Dio... Possa chiunque legge questo scritto, riconoscere Te, che sei il solo Dio." -p. 95, ibid., Book 3, capitolo 6.4; ANF, ibid., p. 419 (la traduzione è un po' differente)

Non troviamo in queste dichiarazioni nessuna eguaglianza di tre persone. Quello che noi troviamo, renderebbe impossibile l ’eguaglianza del Signore Geova con altre due persone! Uno non può essere "il Solo Vero Dio", e al tempo stesso avere due altri che sono "Dio" allo stesso grado suo.

Origene, nel suo Commentary on John [Commentario a Giovanni], spiegò riguardo Dio e Suo Figlio:

"Dobbiamo dice che Dio da una parte è Vero Dio (Autotheos, Dio di se stesso); e così dice il Salvatore nella Sua preghiera al Padre, "Così che conoscano Te il solo vero Dio;" ma tutto ciò che è oltre il Vero Dio è fatto Dio dalla partecipazione nella Sua divinità, e non deve essere chiamato semplicemente Dio (con l'articolo [il]), ma piuttosto Dio (senza l'articolo). E pertanto il primogenito della creazione, che è il primo che esiste ed è con Dio, e che attrae su Se stesso la divinità, è un essere di rango più esaltato di questi altri dei [i santi angeli] accanto a Lui, per i quali Dio è il Dio, come è scritto, "Il Dio degli dei, il Signore, ha parlato e chiamato la terra... Il vero Dio, quindi è "il Dio", e quelli che sono stati formati dopo di Lui sono dei, come se fossero immagini di Lui, il prototipo. Ma l'immagine archetipica [il Figlio] ancora, di tutte queste immagini è la Parola di Dio, che era in principio, e che essendo con Dio è in ogni momento Dio, non possedendo ciò da Se stesso, ma il Suo essere con il Padre, e non continuando a essere Dio, se noi dovremmo pensare a questo, eccetto il rimanere sempre nell'ininterrotta contemplazione delle profondità del Padre." - Libro II, capitolo 2; ANF, quinta edizione, ristampa Agosto 1980, p. 323.

Il Figlio di Dio, ed altri, derivano la loro ‘deità’ dal Padre, Geova; "Il Dio". Essi furono formati dopo il Padre. Il Padre, Geova, "Il Dio", non ha la Deità da nessuno eccetto da Se stesso.

La New Catholic Encyclopedia [Enciclopedia Cattolica] fa notare:

"La formula 'un Dio in tre Persone' non era stata stabilita fermamente, certamente non pienamente assimilato nella vita Cristiana e nella sua professione di fede, prima della fine del IV secolo... Tra i Padri Apostolici [Clemente Romano, Mathetes, Ignazio di Antiochia, Policarpo, Papia, Barnaba(?)] non c'era stato nulla di anche remotamente avvicinabile a una tale mentalità o prospettiva [di una dottrina Trinitaria]." (e.a.), Vol. XIV, p. 299.

Perché ci sono voluti più di 300 anni per raggiungere "tale mentalità"? Perché la Chiesa Cristiana ha insegnato per più di 300 anni proprio il contrario di "tale mentalità" [di una dottrina Trinitaria]?

J.N.D. Kelly, nel suo Early Christian Doctrines [Dottrine Cristiane Primitive], fa questa osservazione:

"Non possono esserci dubbi che il pensiero degli Apologisti fosse altamente confuso; essi erano molto lontani dall'aver elaborato il triplice modello della fede della Chiesa in uno schema coerente... Per ciò che riguarda la relazione dei Tre, c'è poco da imparare da Giustino oltre la sua dichiarazione 6 che i Cristiani venerano Cristo e lo Spirito rispettivamente nel secondo e terzo rango... 6 First Apology [Prima apologia], capitolo 13.3; ANF, Vol. I, p. 167.];" New York, Evanston, e Londra, Harper Row editori, seconda edizione, 1960, p. 103.

Su questo, si potrebbe dire:' Gli Apologisti vissero circa 100 anni dopo gli Apostoli, il Greco era la loro lingua nativa, essi erano a contatto con i testi originali della Bibbia; e viene fatta l’affermazione che essi erano confusi?' Sembrerebbe che essi erano in una posizione migliore per conoscere il punto di vista della congregazione Cristiana su Dio e Suo Figlio, piuttosto che coloro che cercavano di incoraggiare il punto di vista che venne alla ribalta 200 anni circa più tardi!

A volte nelle traduzioni degli scritti dei Padri noi troviamo la parola "dio" ed anche "Dio", usato in relazione con il Signore Gesù Cristo. Questo non dovrebbe essere mai compreso come uguaglianza di Gesù con la posizione di "Il Dio". Questo uso ha preso come modello il linguaggio delle Scritture in cui uomini e angeli, che sono i rappresentanti di "Il Dio", sono chiamati "dei" o "Dio". Come Giovanni Calvino, nel suo Commentary on the Gospel According to John [Commentario sul Vangelo secondo Giovanni], ha scritto:

"La Scrittura dà il nome di dei a coloro su cui Dio ha conferito un onorevole compito. Egli [il Figlio] che Dio ha separato, per essere distinto al di sopra di tutti gli altri è molto più degno di questo onorevole titolo... Il passo che Cristo cita [in Giovanni 10:34 dal Salmo 82:6] "Ho detto, Voi siete dei e tutti voi siete figli dell'Altissimo"; quando Dio si lamenta con i re e i giudici della terra, che tirannicamente abusano della propria autorità e potenza, per le proprie passioni peccaminose, per opprimere il povero, e per ogni azione malvagia... Cristo applica questo al caso in corso, che essi ricevono il nome di dei, perché essi sono ministri di Dio per governare il mondo. Per la medesima ragione la Scrittura chiama angeli dei, poiché attraverso loro, la gloria di Dio si irraggia sul mondo." - Grand Rapids, Wm. Eardman editore, Vol. Primo, p. 419.

In The Formation of Christian Dogma [La formazione del dogma cristiano], Martin Werner riporta:

"La discussione pre-ariana della Cristologia Angelica non si risolse semplicemente nel domandare se Cristo era un angelo, ma interessò un altro aspetto, cioè in quale senso potrebbe, come angelo, avere il rango di Dio. Questa spiegazione, che fu offerta dai sostenitori della Cristologia Angelica, era che Cristo, secondo la sua natura, era un angelo elevato, ma che fu chiamato 'Dio'; perché la designazione 'Dio' era ambigua. La parola 'Dio' significava, in primo luogo, l'assoluta divina onnipotenza, ma era anche usata per gli esseri che servivano questo deus verus [dal latino: ‘vero Dio ’]. Il fatto che questi erano designati come 'dei' implica riverenza e riconoscimento di Colui che li aveva mandati e che essi pertanto rappresentano. Di conseguenza nelle Scritture (Esodo xxii.28), non solo angeli, ma anche uomini possono essere chiamati 'dei' [Confronta Salmo 8:5, Ebrei 2:7, 9; Salmo 82:6,7; Giovanni 10:34, 35.] senza accordare loro lo status [di "Il Dio"] in senso stretto. Anche Lattanzio, [260-330 E.V.] ha insegnato in questo modo 2... 2 Lattanzio, inst, Epitome, 37." - London, Adam Charles Black, originale tedesco 1941, traduzione Inglese del 1957, p. 140.

I Padri parlarono dei fedeli Cristiani che diventavano "dei" o "Dio" in questo senso relativo o rappresentativo, spiegando:

"O noi gettiamo biasimo su di Lui, perché non siamo stati fatti dei dal principio, ma semplicemente uomini all'inizio, e poi alla fine dei." - Ireneo, Against Heresies [Contro gli eretici], Libro IV, capitolo XXXVIII; ANF, Vol. I, pagina 522.

"E tu sarai un compagno della Deità, e coerede con Cristo, non più schiavo di lussurie e passioni, e mai più consumato da malattie. Perché sei diventato Dio ... Perché la Deità [per concessione] non diminuisce affatto dalla dignità della Sua divina perfezione; avendo fatto anche te Dio nella Sua gloria!" - Ippolito, The Refutation Of All Heresies [Confutazione di tutte le eresie], capitolo XXX; ANF, Vol. V, p. 153.

"Se, perciò, l'uomo è diventato immortale, sarà anch'egli Dio. E se è reso Dio dall'acqua e dallo Spirito Santo dopo la rigenerazione del lavaggio ['bagno', 'purificazione'] si trova ad essere anche coerede con Cristo dopo la risurrezione dalla morte." - Ippolito, Discourse On The Holy Theophany [Discorso sulla santa teofania], sezione 8; ANF, Vol. V, p. 237.

La pubblicazione della Watchtower Bible & Tract Society [Società Torre di Guardia], intitolata Insight on the Scriptures [Perspicacia nello Studio delle Scritture], osserva:

"In varie occasioni quando degli esseri umani erano visitati o indirizzati da un messaggero angelico di Geova, gli esseri umani o a volte gli scrittori biblici che riportavano il racconto, rispondevano o parlavano a quel messaggero angelico come se egli fosse Geova Dio. (Confronta Ge 16:7-11; 18:1-5; 22-23; 32:24-30; Gdc 6:11-15; 13:20-22.) Questo avveniva perché il messaggero angelico agiva per Geova come suo rappresentante, parlando nel suo nome, forse usando la prima persona del pronome ['Io'], e anche dicendo, "Io sono il vero Dio." [Quando il messaggero angelico stava parlando per Geova, l'effettivo vero Dio.] (Ge 31:11-13; Gdc 2:1-5). - Vol. 2, pp. 55, 6.

"Giudici 13:21,22, illustra questo uso: "E l'angelo non apparì più a Manoa e a sua moglie: quindi Manoa sapeva che quello era un angelo del Signore. E Manoa disse a sua moglie, Noi certamente moriremo perché abbiamo visto Dio." (Versione della Settanta, di seguito siglata "LXX"). Certo, alla luce del contesto e tenendo in mente Giovanni 1:18, "Nessun uomo ha mai visto Dio", noi sappiamo che Manoa e sua moglie non videro Geova Dio. Essi videro solo il Suo rappresentante angelico; ma è detto che essi avevano "visto Dio".

Così quando ci si riferisce al Figlio di Dio in questi termini:

"’Altro Dio e Signore soggetto al Creatore’ e ‘è chiamato dallo Spirito, ora Gloria del Signore, ora il Figlio, e ancora Sapienza, ora un Angelo, poi Dio, e quindi Signore e Logos’, e quando ci viene insegnato che: "Il Creatore non desiderava renderlo [il genere umano] un dio, e sbagliare nel Suo scopo; né un angelo - non essere ingannato - ma un uomo. Perché se Egli avesse voluto farti un dio, Egli lo avrebbe fatto. C’è l'esempio del Logos [la Parola, il preumano Gesù]." - Giustino Martire, Dialogue With Trypho [Dialogo con Trifone], capitoli LVI, LXI; Ippolito, The Refutation Of All Heresies [Confutazione di tutte le eresie], Libro X, capitolo XXIX; ANF, Vol. I pp. 223, 7; Vol. V, p. 151, ristampa Novembre 1981 e Dicembre 1981, rispettivamente.

Il Logos (Greco, , logos, 'parola') non è inserito nella categoria di "Il Dio", suo Padre, Geova. Il Logos, la Parola, il Figlio di Dio, è incluso in quelle che sono "immagini" di Lui [il Padre] il "prototipo", che "sono formate a partire da Lui [il Padre], come dice Origene.

Sì, il Logos era nella categoria di questi 'dei' che include gli angeli, che servono l'Altissimo Geova. (Confronta Salmo 8:5; 97:7; Ebrei 2:7, 9.) Questo non è politeismo, che significa molti 'dei', più o meno indipendenti, che governano varie aree della terra e non solo, o vari aspetti della vita o della natura; ad esempio, Nettuno, 'il dio del mare', Mercurio, 'il dio del commercio, del viaggio, abilità manuali eloquenza, Ares ‘il dio della guerra’, Apollo ‘il dio del sole’ etc.

E' il modo in cui la Bibbia parla dei servitori del Grande Dio Geova (dei); che sono sotto il Suo amorevole controllo e fanno la Sua Volontà. Nessuno di questi è al pari con "Il Dio" che essi servono, nè agiscono in maniera indipendente.

History of the Christian Church [Storia della Chiesa Cristiana], di Philip Schaff ha questo da dire sul punto di vista dei Padri della Chiesa su Cristo e sulla sua relazione con suo Padre:

"Giustino Martire sviluppò la prima Cristologia, sebbene non fosse una novità, ma nella consapevolezza di ciò che era generalmente creduto dai Cristiani... L'atto di processione del Logos da Dio... ebbe luogo prima della creazione del mondo… Questo Logos generato, prima del mondo (sebbene non sembrerebbe essere strettamente eterno) è concepito come un essere ipostatico, una persona numericamente distinta dal Padre… In un’occasione egli afferma l’unità morale delle due persone divine, mentre in un’altra subordina decisamente il Figlio al Padre; - Grand Rapids, Wm. Eerdmans Publishing Company, quinta edizione, 1889, ristampa Giugno 1976, Vol. 2, "Ante-Nicene Christianity" [Cristianità pre-nicena], pp. 449-50.

"Origene… distingueva l'essenza del Figlio da quella del Padre; parla di una differenza di sostanza; e rende il Figlio decisamente inferiore al Padre; chiamandolo, con riferimento a Giovanni i:1, semplicemente [theos, "dio"] senza l'articolo ["il"] cioè, Dio in un senso relativo o secondario (Deus De Deo, "Dio dal Dio) [deuteros theos, "secondo" o "secondario dio"] ma [chiamando] il Padre, Dio in senso assoluto [ , ho theos, "il Dio"] (Deus per se), o [autotheos, "Dio di se stesso" o "Autodio"] a intendere la sorgente o fonte della divinità." – ibid. pp. 551-2.

Di Ireneo noi leggiamo:

"Espressioni come, "Mio Padre è maggiore di me", che si applicano solo al Cristo storico [secondo l’opinione di Schaff] le riferisce anche, come Giustino ed Origene, alla Parola Eterna." – ibid. p. 554.

A History of Christianity [Storia della Cristianità], di Kenneth Scott Latourette, ci informa che:

"Origene sembrava dire che Cristo è una creatura e che, come immagine del Padre, è secondario a quest'ultimo e subordinato a Lui... un allievo di Origene, Dionisio, rettore della scuola di catechesi in Alessandria e vescovo di quella città... evidenziò la distinzione fra il Figlio come persona e, facendo così, usò un linguaggio che sembrava implicare che il Padre aveva creato il Figlio, e che c'era stato un tempo in cui il Figlio non esisteva, e che il Figlio era subordinato al Padre." - New York, Hagestown, San Francisco, Londra, Hardper & Row editori, 1953, Vol. I, p. 152.

In Early Christian Doctrines [Dottrine Cristiane delle origini], J.N.D. Kelly scrive riguardo al The Shepherd of Hermas [Il Pastore di Hermas], del II o III secolo:

"In un numero di passi noi leggiamo di un angelo che è superiore ai sei angeli che formano il concilio interno di Dio, e che è regolarmente descritto come 'più venerabile', 'santo' e 'glorioso'. A questo angelo è dato nome di Michele, ed è difficile evitare la conclusione che Hermas vedesse in lui il Figlio di Dio e lo equiparasse all'arcangelo Michele... La pre-esistenza di Cristo, fu generalmente presa per scontata, come lo era il Suo ruolo nella creazione e nella redenzione. Questo tema, che potrebbe puntare ai paralleli di Giovanni e Paolo, era pienamente compatibile con le funzioni creative assegnate alla Sapienza nel tardo Giudaismo... C'è anche evidenza... di tentativi di interpretare il Cristo come una sorta di angelo supremo... Di una dottrina della Trinità, in senso stretto, non esiste di certo alcun segno, sebbene la formula triadica della Chiesa lasciò il suo segno in ogni luogo."- pp. 94-5.

Sullo Spirito Santo troviamo tali dichiarazioni:

"La maggioranza dei testi del N[uovo] T[estamento] rivelano lo spirito di Dio come qualcosa, non qualcuno; questo è specialmente visto nei parallelismi tra lo spirito e la forza di Dio. Quando una attività quasi personale è ascritta dallo spirito di Dio, e.g., parlando, ostacolando, desiderando, dimorando (Atti 8:29; 16:7; Rom 8:9), non si è giustificato nel concludere immediatamente che in questi versetti lo spirito di Dio è considerato come una Persona; le stesse espressioni sono usate anche in riferimento alle cose personificate in maniera retorica o alle idee astratte (vedi Rom 8:6; 7:17) Pertanto il contesto della frase 'bestemmia contro lo spirito' (Mt 12:31; Lu 11:20), mostra che il riferimento è stato fatto alla forza di Dio.

...Gli Apologisti parlarono troppo altezzosamente dello Spirito; con una misura dell'anticipazione, [della dottrina trinitaria che deve essere introdotta successivamente] si potrebbe dire troppo impersonalmente."-New Catholic Encyclopedia, Vol. XIII, p. 575; Vol. XIV, p. 296.

"L'idea dello Spirito Santo, dello Spirito di Dio, era derivato dal Giudaismo, ed era generalmente creduto fra i primi Cristiani che lo Spirito fu specialmente attivo nella Chiesa Cristiana. Essi non speculavano circa la natura dello Spirito o circa la sua relazione con Dio e Cristo. Essi comunemente pensavano di lui non come un essere o persona individuale, ma semplicemente come la divina forza operatrice nel mondo e particolarmente nella Chiesa...Apparentemente era di solito pensato nei primi tempi come una semplice forza o influenza divina. Spesso il termine era impiegato semplicemente per esprimere la presenza di Dio tra il suo popolo. Come il tempo passava, la tendenza cresceva di pensare di lui in termini di persona, come il Padre e il Figlio erano pensati di...dal IV secolo, l'idea dello Spirito come una persona separata fu praticamente universale. Questo non significò che l'uso impersonale del termine, per dire la presenza e attività divina, fosse abbandonato. Infatti non fu mai abbandonato, con il risultato che la parola fu inclusa con ambiguità. Anche dopo che era venuto generalmente preso per scontato che lo Spirito era una persona speciale o ipostasi, la sua natura e la relazione con il Padre e il Figlio rimanevano in dubbio. Da alcuni fu pensato come un angelo, da altri come un essere divino inferiore solo al Padre e al Figlio, da altri ancora come di ugual rango e natura con loro." -Arthur Chusman McGiffert, A History of Christian Thought, Londra, New York, Charles Scribner's Sons, 1954, pp. 111,127.

"In un sermone predicato nel 380, Gregorio Nazianzeno diede un illuminante immagine della vasta varietà di vedute che ancora tengono il campo. Alcuni, lui riporta, considerano lo Spirito Santo come una forza [energia] altri come una creatura, altri Dio. Altri, facendo vaghezza delle Scritture la propria scusa, declinano per affidarsi a se stessi. Di questi che riconoscono la deità, alcuni la tengono come una pia opinione di se stessi, altri sembrano postulare tre Persone che possiedono la deità in differenti gradi."-Early Christian Doctrine, p. 259.

"Non è ancora stato mai usato dalla Spirito....In nessun luogo nel Nuovo Testamento si trova un testo con che è indiscutibilmente riferito al Dio Trinitario come a una completa esistenza nelle tre Persone...In aggiunta, non è mai usato nel Nuovo Testamento per parlare di [pneuma hagion, "spirito santo"]-Karl Rahner, S.J., Theological Investigations, Baltimore, Helicon Press, 1975, pp. 138, 43.

Dal IV secolo, l'originale impersonale "esso" con riferimento allo spirito santo diventò un "egli" per alcuni. Altri, comunque, tenevano l'originale comprensione biblica Cristiana della non-personalità dello spirito santo di Dio; e si procede così fino ad oggi.

COMMENTI SULL'ORTODOSSIA

DELL'ETA' STORICO/PATRISTICA

"Anche dopo l'eliminazione dello gnosticismo... i Trinitari e gli Unitari continuarono a confrontarsi gli uni con gli altri, questi ultimi [gli Unitari] all'inizio del 3° secolo erano ancora la grande maggioranza." (e.a.) - Enciclopedia Britannica, 11a edizione, 1910-11, Vol. XXXIII (33), p. 963; e ibid., 1892, Vol.XXI (21), p. 127.

Perché si può dire che circa nell'anno 200 gli "Unitari [coloro che credevano che Dio era una persona] formavano ancora la grande maggioranza"? Perché sostenevano l'intendimento originario di Dio come una monade; un singolo individuo. La nuova idea (per la "Cristianità") di Dio inteso come più di una persona, la dottrina di una minoranza che deviava dall'insegnamento biblico, aveva relativamente pochi aderenti. La conferma storica di questa narrazione accurata della situazione include queste affermazioni:

ENCICLOPEDIA AMERICANA:

"L'Unitarianismo come movimento teologico... precedette il Trinitarismo di parecchie decadi. Il Cristianesimo derivò dal Giudaismo e il Giudaismo era rigidamente Unitariano. La via che portò da Gerusalemme [luogo delle prima congregazione Cristiana] a Nicea ben difficilmente fu retta. Il Trinitarismo del quarto secolo non rifletteva accuratamente il primitivo insegnamento Cristiano riguardante Dio; era [il Trinitarismo], al contrario una deviazione da questo insegnamento [del Cristianesimo primitivo]. Esso [il Trinitarismo] quindi si sviluppò contro una costante opposizione dell'Unitarianismo o almeno dell'Antitrinitarismo, e non fu mai interamente vittorioso... Earl Morse Wilbur, nell'introduzione alla sua Storia dell'Unitarianismo fa un elenco di gruppi antitrinitari che meritano attenzione a questo riguardo; tra gli altri gli cita gli Ebioniti, i Sabelliani, i Samosatani, e gli Ariani... deve essere nuovamente sottolineato che il concetto di Dio, inteso come una singola personalità indivisa, precede il concetto Niceano di una Deità definita come tre persone che condividono una essenza. L'Unitarianismo è la prima norma. Il Trinitarismo una successiva deviazione da questa norma. E' quindi più appropriato parlare di Trinitarismo come di un movimento antiunitariano piuttosto che di un Unitarianismo come una moda di speculazione teologica antitrinitaria." (e.a.) - 1956, Vol. 27, p. 294L.

"Ario negava che Cristo fosse un essere privo di origine, dicendo che era stato creato dal nulla e che quindi doveva essere diverso dal Padre quanto all'essenza. Affermava anche che sebbene Cristo fosse il Figlio di Dio... era figlio nel vero senso del termine, che doveva essere venuto dopo il Padre, e ci doveva essere un tempo in cui non era, e quindi [il Figlio era] un essere definito. Queste dottrine... non contenevano nulla di essenzialmente nuovo o originale nel pensiero ed erano quelle prevalenti nella Chiesa per tre o quattro generazioni." (e.a.)-ibid., Vol.2, p. 250.

"Tre o quattro generazioni" ci portano indietro al periodo delle origini" della congregazione Cristiana.

Il libro, La Formazione del Dogma Cristiano, di Martin Werner, D.D., professore di teologia sistematica, storia della dottrina e storia della filosofia, alla Università di Berna, dice quanto segue:

"Eusebio di Cesarea scrisse da persona originariamente vicina all'Arianesimo... i Cristiani [per lui "Ariani"] cercano, dice lui, di sostenere il monoteismo... hanno conoscenza del reame celeste del "potere divino" (dynameis), arcangeli, angeli, e puri spiriti incorporei, dei quali Dio si circonda. Il Logos-Cristo era la più antica di queste creature, posta da Dio a capo di tutta la creazione come "direttore" supremo. Sotto questo aspetto il Logos-Cristo appartiene a questi poteri divini, che stanno subordinati al Dio Padre, le Scritture (Sapienza di Salomone ed Ebrei) danno a lui la "divinità". E sotto questo aspetto come supremo direttore della creazione era, così come ogni altro essere angelico, fondamentalmente un organo dell'attività divina". Il punto di vista di Eusebio ruotava in questo caso attorno alla combinazione di Angelo-Cristologia e dottrina del Logos che era presente ad Ovest da Giustino Martire a Lattanzio."

"Con la Angelo-Cristologia all'Arianesimo erano anche attribuite anche altre tesi contro le quali la Chiesa, con la sua nuova ed antagonistica teologia [la dottrina della Trinità] contese in maniera aspra. Queste tesi sono state descritte in precedenti spiegazioni di storia dottrinale, in maniera completamente ingiustificata, come fossero la dottrina esclusiva di Ario. Le tesi a cui ci si riferisce qui sono, marcatamente, che il Logos era una creatura (ktisma) e che solo Dio doveva essere riconosciuto come agenetos; ['increato', 'senza origine'] che egli, [il Logos-Cristo] ex ouk onton, ['from not being'] fu creato prima del Tempo, e che può essere affermato che: en ptoe, hote ouk en, kai ouk en prin genetai; ["a un certo punto, egli non esisteva, e non esisteva prima del momento in cui venne ad essere"] che il Figlio-Logos è, concordemente, in collegamento con l'essenza di Dio da definire come allotrios ["estraneo a"] e anomois ["diverso"]. Col. i,15 era presa come evidenza scritturale della creazione di Cristo, ma anche il passo cruciale dell'Antico Testamento di Pro. viii,22 seg., che era tenuto in alta considerazione dalla tradizione, veniva utilizzato similmente. In accordo con questa antica tradizione postapostolica, i due concetti di "creato" e "procreato", che erano qui usati in giustapposizione, erano intesi come sinonimi nel senso di "creato". ... Filip. ii,5-11 costituiva per gli Ariani un importante esempio di evidenza scritturale, che procurò notevole imbarazzo ad Atanasio. ...Ario... fornì un'intera serie di prove testuali contro la tesi della identità sostanziale del Figlio con il Padre, che fu mantenuta dagli Atanasiani [Trinitari] neo ['nuovi]-ortodossi."

"Gli Ariani, davvero consci della loro unità con la vecchia tradizione della Chiesa, non mancarono di stabilire la natura antiscritturale della nuova formula Nicena della homousia ['stessa sostanza' o 'natura'] del Figlio e la sua 'generazione' dalla ousia ['sostanza' o 'natura'] del Padre. Essi stessi fecero appello alla tradizione della Chiesa dalla loro parte e addirittura accusarono Alessandro vescovo di Alessandria, che prima di loro, nella prima parte della diatriba, aveva esposto la dottrina, che ora li stava condannando. ... Il fatto stesso che prima della ascesa di Ario, la vecchia Angelo-Cristologia era ancora una forza presente in vecchi circoli, spiega la pronta e diffusa simpatia che venne mostrata alla dottrina Ariana. Se questa dottrina, secondo il lamento di Ilario e Epifanio, poteva infettare le comunità di quasi tutte le province dell'Impero, ed anche i Neleziani d'Egitto, così come i Donatisti, questo era dovuto non all'attività missionaria Ariana, ma per la maggioranza alla entusiastica risposta, significava che ora erano tutti annoverati come Ariani che finora avevano sempre pensato in termini di Angelo-Cristologia.

"Ireneo [nel secondo secolo] poteva ancora interpretare Mc. xiii, 32 nel seguente modo: il Figlio confessava di non sapere ciò che solo il Padre sapeva; da qui 'impariamo da lui stesso che il Padre è sopra tutti', come colui che è più grande anche del Figlio. Ma i teologi Niceni hanno ora improvvisamente negato che Gesù avesse potuto dire una tal cosa circa il Figlio. Nella testimonianza scritturale lungamente riconosciuta, riguardo alla dottrina del Logos, fornita da Pr. viii, 22 seg. Gli esegeti del secondo e del terzo secolo hanno riscontrato la creazione del preesistente Logos-Cristo, asserendola senza dispute o equivoci. Ma ora, quando gli Ariani interpretano i passi allo stesso modo, l'interpretazione era immediatamente riconosciuta come falsa.... Un teologo come Tertulliano, in virtù del suo pensiero subordinazionalista, poteva continuare ad asserire che, prima di tutta la creazione, Dio il Padre era stato originariamente 'solo' , e quindi c'era un tempo quando 'il Figlio non era'. Quando affermò questo, nella Chiesa dei suoi tempi, questa affermazione non provocò una controversia inevitabile, ed in effetti, non c'era nessuna controversia. Ma ora, quando Ario disse la stessa cosa, usando più o meno le stesse parole, sollevò nella Chiesa un potente tumulto, e una tale veduta era condannata come un'eresia nell'anatema di Nicea." (e.a.) pp. 155-58

Possiamo vedere che le vedute di Ario erano più vicine alla comprensione della relazione tra Padre e Figlio, dei Cristiani del primo secolo, delle vedute di Atanasio e dei suoi seguaci.

La Cristianità e l'impero Romano, come notato dallo studioso Cattolico Romano William Edward Addis, ci dà una visione del caos religioso causato dal tentativo di introdurre la nozione che Dio era più di una persona.

"La massa della Cristianità, se lasciata sola, sarebbe stata soddisfatta della vecchia credenza di un Dio, il Padre, e avrebbe misconosciuto "la dispensazione" come fu chiamata, grazie a cui la sola deità del Padre si è espansa nella Deità del Padre e del Figlio. ...Tertulliano... 'tutte le persone semplici,' scrive, per non chiamarle ignoranti e ineducate, (e queste formano la più grande parte dei credenti) dal momento che la regola (di fede) stessa li trasferisce dai molti dei del mondo al solo vero Dio, prendono paura alla dispensazione. ...Essi lo prenderebbero come se stessero proclamando due o tre Dei. Noi, o diciamo, loro, teniamo la regola di Uno. ...Divenne, comunque, sempre più chiaro, che la vecchia credenza nella sola deità del Padre non era più sostenibile nella chiesa." (e.a.)-Londra The Sunday School Association, 1893, p. 174.

Per questo ci si potrebbe chiedere: 'Perché "la vecchia fede della sola deità del Padre" non era più sostenibile nella Chiesa?' 'Era il credo Cristiano originale; perché cambiarlo ora?' Il "vecchio credo nella sola deità del Padre" era ciò che conduceva i nuovi credenti all'uscita dai falsi insegnamenti pagani, verso la luce della Cristianità. Il vecchio "credo nella sola deità del Padre" era il credo biblico!

Abbiamo dato un'occhiata indietro alla Patristica ed abbiamo visto una evidente comprensione del fatto che il Padre, Geova Dio, era il Più Alto, e nessuno era Suo 'uguale in ogni cosa'.

I seguenti autori hanno dato un'accurata descrizione dell'insegnamento cristiano primario a proposito del Padre e del Figlio. Una scorsa a ciò che trovarono rafforzerà la verità che la Trinità non fu mai, né poteva essere, parte della vera Cristianità.

John Martin Creed in, La divinità di Gesù Cristo (The Divinity of Jesus Christ) scrisse:

"Quando gli scrittori del Nuovo Testamento parlano di Dio, intendono il Dio e Padre di Gesù Cristo Nostro Signore. Quando parlano di Gesù Cristo, non parlano di lui, né pensano a lui come a Dio. Egli è il Cristo di Dio, il Figlio di Dio, la Saggezza di Dio, la Parola di Dio. Anche il Prologo di San Giovanni (Gv.1,1-18) che si avvicina alla Dottrina Nicena, deve essere letto alla luce del marcato subordinazionalismo dei Vangeli nel complesso; e il Prologo è meno esplicito in Greco con anarthros theos [la parola "dio" a Gv.1:1c] di quanto non appaia nell'inglese... L'esclamazione di adorazione di S. Tommaso (Gv. 20:28) non è ancora la stessa cosa dell'indirizzarsi al Cristo come fosse Dio senza altri appellativi [o limitazioni], e deve essere controbilanciato con le parole del Cristo stesso risorto dirette a Maria Maddalena (v. 17): "Allontanati da me e di’ a loro, ascendo al Padre mio e Padre vostro, mio Dio e Dio vostro." Si parla frequentemente di Cristo, nelle epistole di Ignazio, come di "Dio nostro", "Dio mio", ma probabilmente mai come "Dio" senza qualifiche." - Cambridge, University Press, 1938, p. 123.

Arthur Weigall, scrive in, Il Paganesimo nella Nostra Cristianità:

"La primaria mentalità Cristiana terminò poco prima della rivoluzionaria dottrina che Gesù era Dio... Attraverso il Primo Secolo, certamente nessuno si sarebbe mai fatto illusioni circa Gesù inteso come Dio... perché tutti i Cristiani del Primo Secolo e per la maggioranza di quelli del Secondo Secolo lo avrebbero visto [il Credo Niceno-Atanasiano] come PURA blasfemia." New York e Londra, G.P. Putnam's Sons, 1928, pp. 181, 186, 189, 190.

Richard Patrick Crosland Hanson, che al tempo della pubblicazione (1981) del suo La Continuità della Dottrina Cristiana (The Continuity of the Cristian Doctrine) era assistente alla Chiesa del Vescovo Inglese di Manchester, e professore di Teologia Storica e Contemporanea all'Università di Manchester, affermava:

"La vittoria del concilio di Nicea sulle vedute della maggioranza dei vescovi era una vittoria solo apparente... Un periodo intermedio di grande eccitazione seguì, durante il quale fu tenuto un concilio contro l'altro, un credo fu anteposto all'altro, e fu scagliato anatema contro anatema." (e.a.)

"Inoltre, all'inizio della controversia Ariana, esistevano già un certo numero di diverse e, a volte, opposte, tradizioni teologiche, riguardanti la dottrina Cristiana di Dio, che contribuirono a rendere la controversia più lunga e più infuriata." (e.a.)

"Prima di guardare gli esempi di sviluppo dottrinale che questo secolo [il 4°] ci offre, devo dire qualcosa circa la controversia Ariana in seno alla quale avvenne questo sviluppo. Sono passati circa 70 anni da quando è stato pubblicato l'ultimo libro in inglese dedicato alla sola controversia Ariana. Questo testimonia a favore della immensa complessità dell'argomento, della mancanza di interesse che si osserva a riguardo da parte degli studenti di teologia di lingua inglese, ed anche della straordinaria mancanza di volontà degli studiosi inglesi nello scrivere libri... La conseguenza è che la maggioranza degli studenti di teologia la cui unica lingua è l'inglese, hanno avuto una visione non realistica e per di più un'idea obsoleta delle cause e della natura della controversia. La descrizione della controversia che è largamente

prevalente è di questo tipo: All'inizio del quarto secolo un malvagio eretico di nome Ario dette inizio a una certa dottrina largamente non ortodossa riguardante la divinità del Cristo. Questa pericolosa eresia venne presto confutata, al concilio di Nicea nell'anno 325, quando venne data una corretta replica dai vescovi ortodossi, una replica che era sempre stata disponibile e ed era ben nota da lungo tempo ai teologi responsabili. Ma una piccola banda di vescovi Ariani non ortodossi si fece amico dell'imperatore che era succeduto a Costantino, e questi furono capaci con le loro macchinazioni di scompigliare i piani degli ortodossi, dato che la verità era apertamente conosciuta, e prolungarono la contesa per altri quaranta o cinquanta anni, terminati i quali i villani eretici furono deposti, vennero ripristinati i sofferenti e virtuosi ortodossi e la gloriosa verità cattolica venne vendicata con la nuova versione del Credo Niceno."

"Questa è una falsificazione della verità. L'unica ragione per cui ha prevalso così a lungo questa visione irreale risiede nel fatto che l'ultimo autore a scrivere libri in inglese su questo soggetto - Gwatkin - ha sfortunatamente dato luogo a questa rappresentazione falsa. Gwatkin trattò l'Arianesimo come una forma finemente concertata di politeismo pagano prodotto a beneficio dei pagani che stavano affluendo alla Chiesa, dopo che era stata riconosciuta e approvata dall'imperatore Costantino. Gwatkin che, indipendentemente dai suoi difetti come teologo, era un bravo storico ecclesiastico, avrebbe dovuto fermarsi un momento a considerare la cronologia."

"In questa controversia si venne a capo di un problema di importanza vitale, che aveva da tempo atteso una risposta soddisfacente e non l'aveva mai ricevuta ... Il Concilio di Nicea nel 325 era certamente un tentativo di dare una risposta, ma si deve riconoscere che, sotto questo aspetto, fallì. Le parole della sua formula erano ambigue ed aperte al fraintendimento. I Vescovi dell'Est [di lingua Greca] erano pienamente giustificati nel guardare almeno una delle sue affermazioni come degna di indurre all'eresia, se non addirittura progettata per farlo. Fu infatti ignorata da tutti i partecipanti alla controversia per più di venti anni dalla sua esposizione."

"Il primo punto da osservare è che lo sviluppo della dottrina della Trinità nel quarto secolo coinvolse almeno una diretta contraddizione della dottrina... tradizionale, e un rovesciamento o una riduzione di una vivente tradizione di pensiero teologico che si era largamente manifestata nella Chiesa già dal secondo secolo. La contraddizione causò l'abbandono del concetto economico di Trinità [La dottrina del Padre che usa Suo Figlio ed il Suo spirito santo per raggiungere i propri propositi; non un concetto di tre persone uguali. Confronta, Gen. 1:2; 2Pt. 2:21]. Non c'è alcun dubbio che la stragrande maggioranza dei teologi della Chiesa prima del periodo di Origene, e molti dopo il suo tempo, avevano pensato e creduto che il Figlio era stato prodotto dal Padre allo scopo di creare il mondo, rivelare il Padre e redimere l'umanità in quel mondo che aveva creato. Alcuni di loro sostenevano che il Figlio era sempre stato immanente nel Padre dall'eternità e per lo scopo di creare fu reso un'entità distinta, sebbene non indipendente dal Padre. Ma avrebbero tutti detto che c'era stato un tempo, o forse una situazione, quando il Figlio o la Parola non esistevano nella forma in cui, come agente del Padre, creò il mondo. Questo si applica non solo a Giustino e agli altri apologeti, ma anche a Ireneo, Tertulliano, Ippolito, Novazione, Lattanzio, Aronbio e Vicorino di Pettau." (e.a.)

"Ora, i campioni del punto di vista Niceno durante la controversia ariana negarono per intero una Trinità economica. Questo punto è abbastanza chiaro negli attacchi frequenti di Atanasio contro la dottrina ariana (che comunque aveva grande sostegno negli insegnamenti dei periodi precedenti) che affermava che "c'era un tempo in cui [il Figlio] non esisteva." Diventa di cristallina evidenza nella teologia dei Padri Cappadoci, Basilio di Cesarea, Gregorio Nazianzeno e Gregorio il Nisseno. Così frequentemente questi Padri negano che ci sia un minimo intervallo, e particolarmente un minimo intervallo di tempo, tra il Padre e il Figlio, che non val la pena di fare specifiche citazioni. Qui siamo in presenza di quella che dovremmo in tutta onestà chiamare una contraddizione diretta tra gli ampiamente manifesti insegnamenti più antichi e quella che a quel tempo venne ad essere l'ortodossia più tardi il dogma ortodosso." [cioè, la nuova "ortodossia", la dottrina della Trinità] (e.a.)

"I Padri Cappadoci... o rigettarono oppure versarono dell'acqua bollente sui modelli e sulle figure che precedenti scrittori come Giustino o Tertulliano avevano usato per esprimere la relazione tra il Figlio e il Padre, perché tendenti al subordinazionalismo, come un raggio dal sole o un ramo dalla radice... Val la pena di enfatizzare questi due punti, il primo che gli sviluppi dottrinali della dottrina della Trinità nel quarto secolo dettero vita a una contraddizione della maggioranza della tradizionale, sebbene ATTEMPATA, dottrina, e secondo che per un altro aspetto rappresentava una riduzione, forse anche una riforma, della tradizione esistente... i difensori della fede nicena... tutti formalmente aderenti all'assioma filosofico dell'impassibilità di Dio, che non è certo un assioma tenuto in onore né del Vecchio né del Nuovo Testamento. I loro tentativi di contrastare l'argomentazione ariana che Gesù Cristo era manifestamente vulnerabile alle sofferenze, così il Figlio sarebbe stato vulnerabile - rifugiandosi nella dottrina delle due nature di cui solo quella umana ("la natura umana") soffriva - non erano convincenti e causarono non poche problematiche al più tardo pensiero cristologico." (e.a.)

"Loro [i Cappadoci] mantenevano anche una differente argomentazione, cioè, la codivinità e l'unità di tutte e tre le persone della Trinità piuttosto che la divinità del solo Figlio, che era la principale preoccupazione di Atanasio. Essi sono stati accusati di confusione filosofica così drastica da rendere il loro concetto di Dio come una ousia ("sostanza", "natura") e le tre hypostases ["persone"] virtualmente privo di valore... E si ridussero ad "affermare una coeguale Trinità, i cui membri si ponevano uno verso l'altro in una relazione di causa e effetto." Dobbiamo certamente renderci conto che nel pensiero dei Padri Cappadoci possiamo osservare una ROTTURA tra le assunzioni filosofiche e la fedeltà alla testimonianza biblica." (e.a.) - New York, The Seabury Press, 1981, pp. 51, 52, 54-59. 60.

Non troviamo nei precedenti alcun sostegno alla nozione di "un Dio in tre persone". Troviamo l'insegnamento del Figlio di Dio come "la più antica di tutte le opere della creazione" e che "noi crediamo che non ci sia nulla di increato ad eccezione del Padre". Queste ultime dichiarazioni sono in armonia con la testimonianza biblica.

Nota: HYPOSTASIS ( ) ... Eb. 1:3 ...La A.V. [Versione Autorizzata (Re Giacomo)] "persona" è un anacronismo; la parola non è stata resa così se non dal 4° sec. ... In Eb. 11:1 ha il significato di fiducia, "assicurazione". - Vine's Expository Dictionary of New Testament Words, p. 1111. Vedi anche: Thayer's Lexicon..., pp.644, 45.